Testimoni e Collaboratori di Giustizia: Facciamo chiarezza

14.12.2024

di Piera AIELLO

Delegata Territoriale Regione Sicilia LA TAZZINA DELLA LEGALITA'

  • Nell'immagine Piera AIELLO durante la conferenza presso la Camera dei Deputati 11 Dicembre 2024 - Testimoni e Collaboratori di Giustizia

Il giorno 11 dicembre 2024, ho partecipato in veste di socia e delegata territoriale per la regione Sicilia per l'associazione culturale  "LA TAZZINA DELLA LEGALITA'" si è svolta la conferenza stampa presso la Camera dei Deputati, Uno dei punti dell'ordine del giorno trattava lo spinoso argomento relativo ai Testimoni e Collaboratori di giustizia.

L'argomento è complesso. Il sistema di protezione introdotto con la legge n. 82/91, voluta da Giovanni Falcone e Antonino Scopelliti, ha manifestato molte lacune e, pur essendo stata parzialmente modificata nel 2018, non ha prodotto i risultati sperati, anzi, per certi versi, ha creato altre distorsioni. Oggi siamo qui per evidenziare uno stato di malessere, affinché la legge possa essere sburocratizzata e si impedisca che la stessa venga stravolta da circolari ed informative che, di fatto, disattendono la legge stessa.

Quando parliamo di Testimoni e Collaboratori, parliamo anche delle loro famiglie, di mogli, compagne, figli nati anche durante la vigenza del programma di protezione, che subiscono pesanti limitazioni nella propria sfera personale e civile.

Purtroppo, tutto questo, non è noto a quanti pensano che essere protetto equivalga a vivere con una serie di privilegi a carico dello Stato, trastullandosi nel dolce far niente. Purtroppo non è così, ed io posso affermarlo per averlo vissuto sulla mia pelle, affidata prima all'Alto Commissariato e poi al Servizio Centrale di Protezione.

Le persone protette, hanno una serie di limitazioni, che il Servizio Centrale di Protezione imputa alla sicurezza, ma così non è. Parlo dei giovani che non possono andare in un campo scuola, non possono accedere alle cure sanitarie necessarie, non hanno psicologi liberi e incondizionati dal volere del Servizio Centrale di Protezione, e tant' altro ancora.

Dico questo perché anche durante la conferenza stampa dell'8 ottobre, sono state ascoltate le testimonianze di alcuni Collaboratori pronti ad essere capitalizzati ed a riprendere una vita "normale", ma che,di fatto, si sono ritrovati in mezzo ad una strada, senza soldi, senza casa e, cosa ancora più grave, senza cambio di generalità, quindi rintracciabili ed a rischio di vita.

  • Nell' immagine a sx On. Stefania Ascari e On. Alessia Ambrosi durante la conferenza stampa

Dopo pochi giorni, spunta un'informativa, fatta notificare alla popolazione protetta dopo la nostra conferenza stampa (tra l'altro non firmata e non riconducibile a chi l'abbia partorita), avente per oggetto: "Applicabilità all'istituto delle capitalizzazioni delle misure assistenziali dell'art. bis del D.P.R 29 settembre 1973, n. 602". Avete capito bene…, si notifica un'informativa applicando una legge del 1973 su una legge del 91, come se il legislatore avesse una sfera magica e potesse aver previsto il futuro. In pratica, si disattende una legge dello Stato, in nome di un'informativa che si rifà ad una legge di diciotto anni prima! Un'informativa che non può in nessun modo essere applicata al posto di una legge. 

Inoltre, come dice l'informativa, la capitalizzazione è una misura assistenziale e, pertanto, come tutte le forme assistenziali, non può essere pignorabile per pagare debiti accumulati da chi è sotto protezione.

I debiti si accumulano anche in virtù della permanenza nel programma, come succede a tanti imprenditori che vengono sistematicamente dichiarati falliti a causa dell'incuria di un sistema che non protegge i loro interessi ed al momento della fuoriuscita del programma lascia a loro carico una mole di debiti che non potranno estinguere neanche se vivessero dieci vite. Nei confronti di questi cittadini che hanno collaborato con la giustizia non vi è un impegno concreto per il reinserimento socio lavorativo, sicché restando senza mezzi e senza un cambio di generalità, rischiano di essere ammazzati, unitamente alla propria famiglia. La cosa ancora più grave è che al collaboratore viene imposto di intestarsi la proprietà dell'alloggio dove dovrebbe vivere con la famiglia; ebbene, ricordo a me stessa e a chi mi ascolta che i collaboratori sono persone interdette dai pubblici uffici e pertanto non possono firmare atti notarili, perché dopo pochi giorni verrebbero facilmente intercettati con le proprie generalità, avendo stipulato un atto pubblico.

Non vogliamo far passare l'idea che chi ha debiti e collabora con la giustizia non debba pagarli, ma ci sono diversi modi per favorire la loro estinzione, senza mettere in pericolo la loro vita.

Come Associazione, abbiamo chiesto diverse volte un incontro con il Ministro Piantedosi, anche sollecitandolo, ma non abbiamo ricevuto risposte.

Restiamo sempre in attesa di un confronto costruttivo su questa famosa informativa, con la speranza che sia stata emessa in buona fede e non da un servo infedele dello Stato. 


Piera AIELLO